Dietro le quinte

Danni collaterali: storia di una storia

Dietro le quinte degli sceneggiatori Enrico Lotti e Alessandro Mainardi.

 

Gli sceneggiatori Lotti & Mainardi ci raccontano alcune curiosità sull'inedito di maggio 2020.

Data la natura dell’articolo, è necessario che abbiate letto prima l'albo perché non solo certe informazioni si apprezzano solo conoscendo la trama in questione ma, soprattutto, la lettura di questo testo potrebbe rovinarvi i colpi di scena presenti. Quindi se ancora non lo avete letto ma avete intenzione di farlo: NON PROSEGUITE OLTRE LA LETTURA.

IL TITOLO – Il primo titolo con cui abbiamo presentato il soggetto è stato “Il mio cuore è tuo” e racchiudeva in sé l’idea centrale della storia (in origine forse con sfumature più romantiche di come poi si è sviluppata): Diabolik e Ginko sono sempre in lotta tra loro, ma davanti al pericolo che corrono le rispettive compagne non esitano un secondo a mollare tutto e a precipitarsi in loro aiuto, anche collaborando e aiutandosi a vicenda.

PARTITA A SCACCHI – Volevamo scrivere una storia che avesse come ossatura centrale un continuo rimando tra il criminale e l'ispettore che si sfidano, anticipando (senza saperlo, ma cosa che risulta evidente al lettore) uno i pensieri e le mosse dell’altro. In un gioco di “io so che lui sa che io so” questa nuova sfida diventa una partita a scacchi, finché qualcuno non butta all’aria la scacchiera. Una sfida almeno fino all'epilogo… perché quando la scacchiera torna di nuovo sul tavolo e l’ambito bottino di nuovo in gioco, ci piaceval’idea che i due seguissero le loro priorità: Ginko difendere il gioiello, Diabolik vendicarsi.

LA COPERTINA – Per presentare questa storia, la prima scena che abbiamo pensato, da cui poi si è sviluppato tutto, è proprio la scena iniziale, con quello che sembra un normale inseguimento fino al colpo di scena in cui capiamo che Diabolik e Ginko stanno collaborando. Il titolo di lavorazione, che in questo caso è diverso dal primo titolo di presentazione del primo soggetto, è stato infatti “Falso Inseguimento”: la scena, piaciuta subito in redazione, è rimasta quindi l’emblema della storia e ha avuto l’onore di diventare persino la copertina! Non capita spesso… ma questo è uno di quei fortunati casi (per noi sceneggiatori) per cui una sola idea è così forte da reggere e indirizzare lo sviluppo della storia dandoci punti di riferimento che aiutano nel montare via via le scene successive.

SUGGESTIONI – Sempre per quanto riguarda la scena iniziale, la suggestione originale era che Diabolik e Ginko fossero diretti, entrambi, verso un luogo abbandonato, per esempio un vecchio faro in disuso, o una dimora disabitata… Il faro aveva un suo particolare fascino, così come la vecchia casa a strapiombo sul mare… Insomma, prima ancora di avere una vaga idea di cosa dovesse accadere nel soggetto, già stavamo studiando le location! Questo, sia detto per inciso, è uno degli errori più gravi in cui possa incappare chi scrive, per il fumetto, il cinema, o qualunque altra forma di espressione. Per fortuna, però, abbiamo saputo resistere alla tentazione di indugiare sui dettagli, e ci siamo concentrati sullo sviluppo della trama. Alla fine, tanti saluti al faro e alla casa a picco sul mare, che non avrebbero avuto alcuna giustificazione nel corso della storia. Il clou della vicenda si svolge nella residenza di Sofia. Quanto al mare e alla scogliera a strapiombo, sono stati reintrodotti nella scena del suicidio del figlio.

IL PRETESTO – Sofia deve attirare Altea a casa sua con un pretesto che sia valido e credibile, non solo per lei e Ginko, ma anche per Diabolik ed Eva che stavano sicuramente intercettando quella comunicazione. Doveva essere una ragione sufficiente per fare accorrere Altea, ma non così forte da indurre Ginko a lasciare la sua postazione presso la mostra. E analogamente, bisognava che lo stesso motivo fosse abbastanza grave per indurre Eva ad andare subito sul posto a verificare, ma non così grave da convincere Diabolik ad annullare o modificare il suo piano. Bisognava insomma creare il dubbio - ma solo un “ragionevole dubbio” - che i gioielli esposti alla mostra potessero forse essere falsi, e quelli autentici si trovassero nella villa, soppesando col bilancino le parole. Alla fine, il mellifluo Larsen è stato capace di trovare la frase adatta per seminare un dubbio nelle menti della sua interlocutrice Altea, e degli altri tre in ascolto…

DALLA FERROVIA AL MISSILE... – Anche se gli sceneggiatori sanno sin dall’inizio che un colpo di Diabolik non andrà a buon fine per una qualche ragione (è l’unico vero vantaggio che hanno su di lui…), in ogni caso il colpo deve essere ben preparato e congegnato per poter funzionare. Il colpo, ambientato un anno prima delle vicende in tempo reale, prevedeva che Diabolik facesse crollare la volta del condotto sotterraneo, per sbucare nella stanza della palazzina dove si trovava la teca con il gioiello da rubare. Come fare? Si è pensato a una serie di piccole esplosioni controllate. All’inizio, avevamo immaginato un dispositivo nel quale diverse microcariche esplosive, collocate su un binario, esplodessero in rapida successione, e poi tutte insieme quando Diabolik decide di rinunciare al colpo per sfuggire all’arrivo della polizia. Ma la soluzione del binario non funzionava, e alla fine si è optato per una serie di piccoli razzi esplosivi telecomandati, per ottenere gli stessi effetti.