Dietro le quinte
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Veleni e Tradimenti: Dietro le quinte

Lo sceneggiatore Roberto Altariva ci racconta alcune curiosità sull'inedito di giugno 2025

Data la natura dell’articolo, è necessario che abbiate letto prima l'albo perché non solo certe informazioni si apprezzano solo conoscendo la trama in questione ma, soprattutto, la lettura di questo testo potrebbe rovinarvi i colpi di scena presenti. Quindi se ancora non lo avete letto ma avete intenzione di farlo, NON PROSEGUITE OLTRE LA LETTURA.

DUE IDEE – La storia nasce in realtà da due idee avute in momenti diversi, che ho poi combinato insieme. Mentre cercavo idee per un colpo, mi venne in mente che in un caso in cui fosse previsto un esame del volto per accedere a un caveau/cassaforte, se il viso della persona fosse già stato controllato pochi minuti prima, per un sospetto, sarebbe sembrato inutile ricontrollarlo nuovamente a breve distanza, e se il Diabolik fosse riuscito a sostituirsi a lui in quel breve intervallo di tempo senza che nessuno potesse sospettarlo, avrebbe bypassato il controllo senza problemi. Misi quindi da parte quell’idea per svilupparla casomai in seguito.

IL MORTO CHE RITORNA – Tempo dopo mi venne in mente una scena per una storia: la moglie di un boss mafioso dava da bere a suo marito un cocktail avvelenato, l’uomo lo beveva e stramazzava a terra, morto. La donna se ne andava soddisfatta e tornava a casa loro (cosa che presupponeva che il luogo fosse una seconda casa, magari usata dal boss per incontrare un amante) ma dopo qualche ora il marito tornava a casa, vivo e vegeto. Lei gridava ai loro uomini che quello non era suo marito, e che doveva trattarsi di Diabolik. Gli sgherri controllavano il volto del boss, ma non portava alcuna maschera; quindi, la donna aveva una crisi di nervi e sveniva. Poi si scopriva che l’uomo che era stato “avvelenato” era Diabolik con indosso una maschera col volto del Boss, il quale non aveva bevuto il veleno e aveva finto di morire.
Mentre ragionavo sul perché Diabolik avrebbe dovuto fare una cosa simile mi tornò in mente l’idea indicata sopra e pensai di unire le due cose.

TENTATIVO FALLITO – Ragionai su come sviluppare la storia: naturalmente, il boss avrebbe dovuto essere l’uomo che doveva accedere alla cassaforte, le accuse della donna avrebbero provocato l’esame anticipato del volto, e Diabolik si sarebbe sostituito al boss nei pochi minuti che intercorrevano tra quel controllo e l’apertura della cassaforte. Questo, però, non erano sufficiente a riempire un albo intero; occorreva aggiungere altro. Decisi quindi che vi sarebbe stato un primo tentativo da parte di Diabolik di derubare il boss, andato male, e che l’esame del viso sarebbe stato aggiunto proprio in seguito al colpo fallito.

PICCOLE MODIFICHE – Far coincidere tutti gli elementi necessari per la storia, comunque, non era semplice. Per esempio, un boss mafioso non si muove mai senza una scorta, quindi dov’erano i suoi uomini quando avveniva il tentativo di avvelenamento? E la moglie come pensava di farla franca e non essere incolpata del delitto, visto che in teoria gli sgherri avrebbero dovuto trovarlo morto poco dopo che lei se n’era andata? Queste riflessioni portarono a piccoli cambiamenti rispetto alle idee iniziali. La seconda casa divenne un appartamento sopra a un night club in cui il boss s’intratteneva mentre i suoi uomini restavano nel locale sottostante; il veleno si trasformò in una dose letale di un farmaco che avrebbe portato a pensare a un infarto, e il tentativo di uccidere l’uomo sarebbe stato fatto da uno dei suoi sgherri, che era l’amante della moglie.

 TRIPLO CAMBIO DI MASCHERA – Insieme con Andrea Pasini  abbiamo poi effettuato altre modifiche in corso di lavorazione. Per esempio, all’inizio era previsto che il Re del Terrore facesse davvero ritrovare i soldi rubati a casa di un piccolo malvivente, ma in questo caso Diabolik non avrebbe potuto essere certo che Pericle andasse a consegnare la valigetta a Stein al night club, avrebbe anche potuto attendere che fosse tornato alla villa. Per cui, abbiamo deciso che doveva essere Diabolik stesso a riconsegnarla nei panni di Pericle, facendo quindi sì che il criminale si sostituisse a ben tre personaggi differenti nel finale della storia, mentre inizialmente avrebbe dovuto prendere il posto solo di Tommaso e del suo capo.

RIVELAZIONI – Ci siamo anche resi conto che la storia richiedeva molte spiegazioni e darle tutte nel finale avrebbe appesantito quella parte, quindi abbiamo deciso di inserire il colpo di scena con la rivelazione che il morto era Diabolik, subito dopo la sequenza in cui si vedeva Stein “morire”, rivelando in quel momento anche il fatto che era stato lui sia a rubare la valigetta che a riconsegnarla.

IL FINALE – Anche l’epilogo della storia inizialmente era diverso. Nelle prima versione, Sam, dopo aver apparentemente ucciso il boss, si era sbarazzato della bottiglietta col medicinale rimasto; quindi per uccidere Stein, lui e Nora ne prendevano un’altra nello studio e – a loro insaputa – venivano ripresi da una telecamera che il boss aveva fatto mettere lì segretamente. Tommaso, quindi, avendo capito che erano stati loro a uccidere il suo capo, con il farmaco, li eliminava entrambi.
Gomboli ha ritenuto che le telecamere nascoste fossero un elemento troppo inflazionato e ha quindi ideato il finalino definitivo, con il boss che – nel testamento non ufficiale – ordina l’uccisione della moglie dopo la sua morte. È così, la vita di Sam è stata risparmiata.

IL TITOLO – Il titolo di lavorazione era “Diabolico Intrigo” e io l’avevo proposto anche come definitivo, suggerendo come alternativa “Mosaico d’Inganni”. Le mie proposte non sono piaciute in redazione, e alla fine è stato scelto il titolo “Veleni e Tradimenti”.