Data la natura dell’articolo, è necessario che abbiate letto prima l'albo perché non solo certe informazioni si apprezzano solo conoscendo la trama in questione ma, soprattutto, la lettura di questo testo potrebbe rovinarvi i colpi di scena presenti. Quindi se ancora non lo avete letto ma avete intenzione di farlo, NON PROSEGUITE OLTRE LA LETTURA.
DI PERLE E LEONI– Il “Leone in Caccia”, il gioiello intorno a cui ruota parte della vicenda alla base di questo episodio, è ispirato a una perla realmente esistente, ovvero “Il Leone Addormentato”, che per quanto più piccola rispetto a quella rubata da Diabolik, è pur sempre la più grande perla di acqua dolce esistente ed è stata venduta all’asta per 374.000 dollari. In realtà – come potete vedere nell’immagine qui allegata – per vedere la forma di un leone in quella perla occorre una certa dose di fantasia, mentre nel nostro caso Riccardo Nunziati ha dato al gioiello un aspetto decisamente più simile a un vero leone, pur rendendo credibile che possa essere una creazione della natura.
IL SOVRANO ILLUMINATO – L’idea di un guardiano del tesoro accecato perché nessuno a, parte il sovrano, possa posare gli occhi sui gioielli, ben si adattava a un antico paese orientale del tutto somigliante ai paesi islamici del nostro mondo – anche se, come sempre, non si citano le religioni, nella serie. Però, la soluzione pensata per far sì che Diabolik scoprisse la verità sul guardiano richiedeva la presenza a una cerimonia pubblica di un’attrice molto scollata, cosa non comune in quelle nazioni. Questo ha portato alla scelta di un paese di tipo islamico governato da un sultano moderno e “illuminato”; d’altra parte ci sono nazioni a prevalenza musulmana in cui non viene applica in toto la Shari’a – cioè l’insieme di leggi che regolano la condotta morale e religiosa nell’Islam – come il Marocco e l’Algeria, per fare un paio di esempi.
I Nostri fanno comunque notare che c’è una tradizione che il sultano ha mantenuto: quella di far sparire i suoi oppositori, mentre i paesi come Clerville fanno finta di non saperne niente pur di mantenere con lui ottimi rapporti commerciali. Cosa che, purtroppo, ricorda molto da vicino quanto accade anche nel nostro mondo.
DOPPIO FARUK, DOPPIA ENTRATA – Nel finale della storia, Faruk e il suo gemello Jamal dovevano entrare sia nel palazzo che nell’aerea definita “il labirinto” da vie differenti, in modo che nessuno potesse accorgersi che c’erano due persone diverse con lo stesso aspetto, per cui è stato deciso che esistessero due accessi al “labirinto”, uno raggiungibile dall’ingresso principale e l’altro dal retro. L’idea era di rendere la cosa evidente ai lettori fin dalla scena in cui vediamo arrivare a palazzo Faruk (dall’entrata principale) e le guardie private venute a ritirare il gioiello (dal retro). Ma la vicenda era così piena di avvenimenti che per farla stare in 120 pagine ho dovuto sintetizzare parecchio, e quindi, per quanto i due accessi al “labirinto” siano stati resi graficamente diversi (per esempio, in uno il bancone con le guardie e sulla destra e nell’altro sulla sinistra), non c’è stato modo di mostrarli dettagliatamente ed è difficile rendersene conto in quella scena. Per chiarezza, ho quindi preferito far spiegare il tutto a Jamal, a parole, nel finale.
UNA TRADIZIONE SCOMODA –Il falso Faruk si lamenta di essere obbligato indossare ogni volta una lunga veste tradizionale priva di tasche per poter accedere al “labirinto”. Quel cambio d’abito non è solo scomodo per lui, ma anche per Diabolik; la veste, infatti, è stata introdotta nella storia perché altrimenti il Re del Terrore, per scoprire la posizione della stanza del tesoro, invece di introdurre un segnalatore all’interno della perla, avrebbe potuto nasconderlo negli abiti di Faruk a sua insaputa. Il fatto che debba cambiarsi d’abito all’interno del palazzo rende inutile attaccargliene uno addosso in precedenza. Oltretutto il guardiano viene perquisito ogni volta che accede a quella zona, per cui se anche il criminale avesse potuto introdursi a palazzo e mettere la cimice nella veste, sarebbe poi stata scoperta dalle guardie.
UNA FESTA DOPO L’ALTRA – L’idea prevedeva fin dall’inizio che il “Leone in Caccia” venisse esposto all’ambasciata di Clerville nel Keman durante i festeggiamenti per il decennale dell’amicizia fra i due paesi. In seguito, però, era necessario ridurre il numero di guardie all’interno del palazzo del sultano la sera del colpo e far sì che quelle rimaste fossero in parte impegnate, per cui è stato deciso che il sovrano lasciasse il palazzo scortato da parte delle guardie e che ci fosse una gran folla in festa nella piazza antistante ad esso, da tenere sott’occhio per sicurezza.
Mostrare però la folla festante per le strade per festeggiare l’amicizia fra due nazioni sarebbe stato eccessivo, e oltretutto, l’esposizione all’ambasciata doveva aver termine giorni prima del colpo; quindi si è deciso di inserire una festa nazionale a un paio di settimane di distanza dai festeggiamenti in ambasciata.
IL TITOLO – Il titolo di lavorazione della storia era “Il Finto Cieco”. Naturalmente, quel titolo era inutilizzabile, in quanto sarebbe stato uno spoiler. Io avevo proposto diverse opzioni, come “Il Leone e le Iene” o “Una Copia Perfetta”, che aveva un doppio significato, riferendosi sia alla copia della perla realizzata da Diabolik, che al gemello di Faruk.
Il titolo definitivo scelto dalla redazione, inizialmente mi è sembrato anomalo, ma poi devo dire di averlo decisamente apprezzato.